
L'Uomo
Ci sono molti modi in cui l’uomo può essere amico della sua terra, ma uno solo rappresenta quello di Josko Gravner, ed è il suo modo di stare nel mondo. Un modo che ricerca una verità credibile: quella che parte dalla terra e attraverso le sue stagioni, le sue trasformazioni, i suoi abitanti e i suoi frutti e attraverso il lavoro dell’uomo genera quel qualcosa di più e di meglio rispetto alla semplice somma dei suoi fattori.
Un modo che accoglie la natura in tutte le sue manifestazioni e ne trae il meglio, anche quando il vento soffia in direzione contraria: perché nella natura c’è già tutto quello che serve. Il compito dell’uomo è solo quello di guidarla, curarla, anche servirla, quando è il momento. Ma soprattutto di frenare l’urgenza di intervenire, modificare, tagliare, costruire: a volte la natura ha bisogno di tempo, di silenzio, di inerzia.
Allora l’uomo che vuole essere una parte, pari tra le parti ma con responsabilità più grandi, sa quando l’unica azione da compiere è attendere, per far sì che tutto si compia nel ciclo della vita. Per lasciare che tutto si compia, nel ciclo della vite, anno dopo anno, serenamente.
Nella serenità dunque l’uomo affronta le stagioni e le avversità, affronta il passare del tempo che è buono e giusto per il vino che attende. Nella serenità si può accettare di perdere una parte del raccolto perché quella che resta sia migliore. Nella serenità si può attendere l’ultimo giorno possibile per la vendemmia.
Stefano Caffarri









L'Uomo
Ci sono molti modi in cui l’uomo può essere amico della sua terra, ma uno solo rappresenta quello di Josko Gravner, ed è il suo modo di stare nel mondo. Un modo che ricerca una verità credibile: quella che parte dalla terra e attraverso le sue stagioni, le sue trasformazioni, i suoi abitanti e i suoi frutti e attraverso il lavoro dell’uomo genera quel qualcosa di più e di meglio rispetto alla semplice somma dei suoi fattori.
Un modo che accoglie la natura in tutte le sue manifestazioni e ne trae il meglio, anche quando il vento soffia in direzione contraria: perché nella natura c’è già tutto quello che serve. Il compito dell’uomo è solo quello di guidarla, curarla, anche servirla, quando è il momento. Ma soprattutto di frenare l’urgenza di intervenire, modificare, tagliare, costruire: a volte la natura ha bisogno di tempo, di silenzio, di inerzia.
Allora l’uomo che vuole essere una parte, pari tra le parti ma con responsabilità più grandi, sa quando l’unica azione da compiere è attendere, per far sì che tutto si compia nel ciclo della vita. Per lasciare che tutto si compia, nel ciclo della vite, anno dopo anno, serenamente.
Nella serenità dunque l’uomo affronta le stagioni e le avversità, affronta il passare del tempo che è buono e giusto per il vino che attende. Nella serenità si può accettare di perdere una parte del raccolto perché quella che resta sia migliore. Nella serenità si può attendere l’ultimo giorno possibile per la vendemmia.
Stefano Caffarri






